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"Papà, non ne posso più dello smartphone": a 12 anni lo restituisce ai genitori

La scelta di uno studente di Bitonto, in provincia di Bari: due domeniche fa ha lasciato il cellulare nello zaino del padre in una busta. "Ora ho più tempo da dedicare alle mie passioni e non mi basta mai"

di GIANCARLO VISITILLI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Repubblica, 03 novembre 2019

Nei giorni in cui il ministero della Pubblica istruzione sta cercando di rimediare con ogni mezzo alla piaga, sempre più dilagante, del cyberbullismo, in Puglia, a Bitonto, a una ventina di chilometri da Bari, c'è un dodicenne, Fabrizio, che un rimedio l'ha trovato.

Due domeniche fa, ha consegnato, segretamente, il suo cellulare, al padre, facendoglielo trovare nel suo zaino, dove lui conserva i suoi documenti, chiuso in una busta. "All'inizio non ho dato peso alla cosa - sostiene papà Alessandro - mi è sembrato strano solo che anche il secondo giorno il telefono è rimasto lì". Ha chiesto a Fabrizio il motivo: "Ti sto dando indietro il cellulare, papà, non ne posso più". Il padre di Fabrizio e la sua mamma sono entrambi architetti, da educatori abituati "abbiamo pensato che quando il diavolo ti accarezza... pensavamo che Fabrizio ci chiedesse un altro cellulare o altro in cambio".

E invece no, Fabrizio si è proprio stancato di "esser come tutti gli altri". Figlio minore della coppia, con una sorella di 16 anni, frequenta la scuola Benjamin Franklin, dove "si entra alle otto di mattina, lasciando i cellulari in un armadietto, e li si riprende alle diciassette". Ha tante passioni, Fabrizio. "E allora ho pensato che potevo incentivare le mie passioni, dare più tempo alla batteria, che studio una volta alla settimana, dedicarmi di più ad altro. Sa una cosa? Quando usavo il cellulare, guardavo continuamente l'orologio e il tempo non passava mai, adesso ho il problema contrario: suono la batteria, gioco a tennis più tempo e le ore volano". Fabrizio sostiene di aver avuto difficoltà solo i primi tre giorni dall'abbandono: "Pensavo sempre a una cosa, adesso non ho più idea neanche di come districarmi fra tutte le cose che voglio fare".

Bisognerebbe portarlo in cattedra Fabrizio, ponendo gli insegnanti dalla stessa parte di coloro che devono ascoltare e imparare: "Secondo me il cellulare è una gabbia, una droga. Col cellulare io vedevo uno schermo, adesso che sto di più fuori, guardo la realtà". Quanto abbia contribuito anche la scuola e la sua famiglia a cambiarlo, Fabrizio lo ammette, sebbene, un po' di paura l'ha provata: la sua storia è stata raccontata sulla Stampa e "quando ho letto l'articolo, la paura di essere giudicato dai miei compagni di classe c'è stata, rimane. Ma in fondo cosa ho fatto di male? Forse mi sono procurato solo del bene". Fabrizio sostiene che un giorno lo vorrà riprendere il cellulare. Per il momento, da due settimane, sta facendo a gara per farsi inviare tanti messaggi dai suoi compagni: "Mi piacerebbe riaccendere il cellulare e vederlo esplodere, per non essere riuscito a contenere tanti messaggi".

 

 

 

Secondo me Fabrizio è stato molto coraggioso ed intelligente a restituire il telefono a suo padre, perché penso che non sia facile fare questo gesto alla sua età.

Io penso che non sarei mai riuscita a restituire il cellulare ai miei genitori perché gli sono troppo affezionata. Non lo guardo molto, è rilassante qualche volta. Io lo uso soprattutto per cercare parole che leggo e di cui non conosco il significato. Come molte altre persone, gioco e osservo alcuni video su internet. A volte, al posto di utilizzare lo smartphone, guardo dei documentari riguardanti storia, animali e astronomia alla TV. Preferisco soprattutto leggere telelibri, ovvero romanzi sul cellulare. Utilizzare lo smartphone è molto interessante per tutte le risorse che se ne possono ricavare, naturalmente se usato correttamente. Io penso che chiunque debba avere un dispositivo elettronico, o più di uno, però dobbiamo anche essere ecologici, non facendo gli stand by che inquinano, aggiustandolo quando si rompe o, se è irreparabile, portarlo negli appositi luoghi di raccolta dove vengono riutilizzati alcuni pezzi.

Fabrizio decide di restituire il cellulare ai genitori, perché si rende conto  che è come una droga. Si dedica alle sue passioni, cioè la batteria e il tennis. Si rende conto che il tempo trascorre più velocemente e non pensa continuamente al telefono. Ha paura di essere giudicato dai compagni, ma capisce di non fare nulla di male. Fabrizio spera, quando riaccenderà il cellulare, di trovare molti messaggi dai suoi amici.

Allison Molinari

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