L'INDIFFERENZA UCCIDE
Liliana Segre è nata a Milano nel 1930 in una famiglia ebrea ed ha vissuto già da bambina il dramma delle leggi razziali del 1938, venendo espulsa dalla scuola che frequentava. Suo padre ha cercato di proteggerla nascondendola a casa di amici, utilizzando dei documenti falsi. Nel 1944, quando aveva 13 anni, è stata arrestata e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz – Birkenau, dove è stata immediatamente separata dal padre che non avrebbe più rivisto mai più. Ha ricevuto il numero di matricola 75190 che le è stato tatuato sul braccio. In quell’anno terribile è stata costretta a lavori forzati e ad inumane umiliazioni che avrebbero causato ricordi indelebili. Il 1° maggio 1945 è stata liberata dai soldati americani, quando ormai la guerra era finita e la Germania era stata occupata dagli alleati.
Ci ha colpito molto leggere che sono stati deportati ad Auschwitz 776 bambini di età inferiore ai 14 anni, e che solo 25 di questi, compresa Liliana Segre, sono sopravvissuti alla Shoah messa in atto dai nazisti. La signora Segre, per molto tempo dopo la liberazione, non ha mai voluto parlare della sua esperienza, perché per lei era ancora troppo doloroso tornare a rivivere quei ricordi così terrificanti. Ma quando ha iniziato a farlo, ormai anziana, non si è più fermata. Per nostra fortuna oggi si reca nelle scuole per raccontare a noi ragazzi il suo passato così triste, ma che tutti noi è giusto che conosciamo, per evitare che si ripetano cose simili.
Nel 2018, anno in cui è stato ricordato l’80° anniversario dell’istituzione delle leggi razziali, il presidente della Repubblica l’ha nominata senatrice a vita per i suoi numerosi meriti in campo sociale e civile.
Lei ha proposto una Commissione parlamentare per controllare gli atti di razzismo, violenza, odio ed intolleranza.
Purtroppo oggi la signora Segre deve vivere sotto scorta, ovvero seguita e difesa dai carabinieri, perché riceve minacce di morte ed insulti di ogni genere.
Ho letto una frase di Liliana Segre che mi ha colpito molto:
“Nel 1944, quando fummo deportati a Birkenau, ero una ragazza di 14 anni, stupita dall’orrore e dalla cattiveria. Sprofondata nella solitudine, nel freddo e nella fame. Non capivo neanche dove mi avessero portato: nessuno allora sapeva di Auschwitz.”
Pensiamo che le persone che la insultano siano stupide e crudeli e speriamo che, anche grazie alle scelte che compiremo una volta adulte insieme alla nostra generazione, le esperienze che lei ha vissuto non si ripetano mai più. Non immaginiamo cosa abbia provato a trovarsi sola e così giovane in un campo di concentramento. Ogni persona, ebrea o meno, ha diritto al rispetto ed alla libertà. Il razzismo e la violenza sono sentimenti ingiusti e noi dobbiamo accettare tutte le persone, senza pensare che un individuo possa essere superiore ad un altro.
Allison Molinari
Nour Chahla
Asma Chahla