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MASSIMILIANO GALLI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  1. Che tipo di alunno era?

  2. Cosa le ha insegnato, trasmesso la scuola del suo tempo?

  3. Cosa avrebbe voluto imparare dalla sua scuola?

  4. Ha mai avuto modo di leggere, consultare, visionare il nostro magazine? Se sì, cosa ne pensa?          

  5. Lei è Sindaco di un piccolo paese. Come vede le giovani generazioni? Quali sono le potenzialità che Lei intravede in loro e invece quali sono i loro bisogni, le loro fragilità?

  6. In particolare, qual è tra le tante iniziative e politiche messe in atto dalla Sua amministrazione per i giovani, la scuola, l’istruzione, quella di cui va più fiero?

  7. Qual è il prossimo progetto/obiettivo che spera di realizzare a breve per i giovani del suo paese?

  8. Tra vent’anni la mia/nostra generazione sarà adulta. Come vede il suo paese in prospettiva? Quali saranno secondo lei le emergenze e come si sarà evoluta la società?

Mi piaceva molto andare a scuola (a parte la materna J).
Ero un alunno vivace, molto vivace. E curioso. Mi piaceva andare a fondo dei tanti interrogativi perché spesso non trovavano nelle spiegazioni che ricevevo risposte sufficienti. Amavo leggere. Cosa che ho continuato a fare e che continuo a fare. Perché nei libri ci sono le tante vite che una persona non può vivere. E ciò aiuta a capire e ad entrare in sintonia con le persone.

-La scuola del “mio tempo” non era molto diversa dall’attuale. Al di là dei programmi ministeriali penso che la differenza la facciano gli insegnanti. Sono loro l’asse portante di tutto il sistema. Loro è il compito di stimolare gli studenti al sapere, all’interesse, al non accontentarsi di un voto anche se bello. Da questo punto di vista sono stato fortunato perché ho avuto insegnanti validi. Con alcuni di loro sono rimasto in contatto e collaboro tuttora. Con altri ho avuto problemi di “incompatibilità caratteriale”, ma anche ciò è servito a formarmi. Pertanto, in sintesi, la Scuola mi ha insegnato la curiosità, la determinazione, il non accontentarsi del bello, e soprattutto la fatica del proprio esistere, non codificato né omologato nelle categorie “del bravo” o “non bravo”; in una parola mi ha insegnato l’impegno.

-A distanza di tempo devo dire che la scuola ha soddisfatto i miei bisogni di apprendimento, anche se allora non ne ero pienamente consapevole. Quando qualcosa non mi bastava me la andavo ad approfondire per conto mio come interesse personale. In ciò la mia famiglia mi ha aiutato molto.

-Sfoglio spesso il Vostro magazine di istituto “Increscendo” e ne apprezzo molto i contenuti sia di carattere “esperienziale” che la sezione dedicata all’attualità.
Il punto di vista di una giovane generazione come la Vostra e l’entusiasmo che filtra tra le righe della pagina scritta, sono uno stimolo anche per i più grandi a non avere categorie prestabilite nella lettura della realtà.

-Le giovani generazioni hanno e sono un enorme potenziale. Purtroppo le vedo distratte da mille piccole cose che non fanno la differenza a livello sociale. L’uso del cellulare deve, a mio parere, essere rivisto a livello personale per privilegiare il contatto e la relazione, non mediata da un Like.
Proprio perché hanno e sono un enorme potenziale è facile che vengano strumentalizzate a livello dei social media.
Il bisogno di affermare la propria identità non necessariamente deve implicare un’uniformità di pensiero. E qui sta la fragilità: nel bisogno di un riconoscimento che spesso sconfina nello “spirito di gregge”.
Non è facile avere idee proprie ed andare controcorrente.
Ci vuole impegno e fatica, voglia di relazione, entusiasmo,  positività, coraggio nelle difficoltà.
La vita non è facile per nessuno, ma è un’avventura meravigliosa.
La scuola le basi le dà. Sta poi a noi costruire.

-Durante gli anni del mandato amministrativo ho sempre cercato di coinvolgere con iniziative di vario tipo  i ragazzi ed il mondo giovanile, invitandoli a non farsi spaventare dalle culture diverse dalla nostra, ma di studiarle a fondo con l’obiettivo di comprenderne anche le più piccole sfaccettature al fine di non essere costretti a subire i cambiamenti per essere pronti ad inserirsi dinamicamente in una società in continua evoluzione.
La cultura produce consapevolezza e sviluppa il senso civico delle persone e con progetti di ampio respiro abbiamo cercato di promuoverla in tutti i suoi aspetti, tradizionali, innovativi, folcloristici, istituzionali ed individuali.

-L’obiettivo primario è quello di promuovere una comunità solidale al proprio interno dove nessuno si senta escluso. La scuola, in questo percorso, ha un compito importantissimo. Essa è infatti asse portante del progetto culturale di una comunità perché coinvolge i ragazzi e le loro famiglie; non è solo un diritto educativo, è anche il dovere di una società che guarda al suo futuro, è un presidio di civiltà ed un luogo di incontro tra differenze. È con la cultura e la scuola che si innesca il progresso, perché senza di esse l’uomo è condannato a vedere nell’altro sempre e solo un nemico.

-Tra vent’anni immagino la Comunità di Rivarolo Mantovano sempre più aperta e solidale al proprio interno, in grado da un lato di far tesoro degli importanti valori e sensibilità trasmessi dai “meno giovani” e dall’altro di accogliere i “giovani adulti”, che a vario titolo vorranno dedicarsi alla costruzione di una collettività, dove la diversità sia la vera ricchezza e l’apertura a tutti (ma non a tutto) il pilastro su cui fondare insieme una convivenza civile e comunitaria.
Parafrasando il Dalai Lama, gli adulti dovrebbero riuscire a donare ai giovani “ali per volare, radici per ritornare e motivi per rimanere.

 

SINDACO DI RIVAROLO

MANTOVANO

Massimiliano Galli

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